1 ===============================
2 Servizi di rete passo a passo
3 ===============================
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5 Appunti sulla installazione e configurazione dei servizi
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12 Questa guida e' dedicata agli studenti delle lezioni di informatica tenute da Andrea nel lab208. Nella parte iniziale sono presenti alcuni richiami alle impostazioni di rete e di installazione del laboratorio 208 (lab208) dove generalmente si tengono le lezioni. Questi parametri non sono interessanti per chiunque si trovasse al di fuori della rete piffa.net .
16 .. contents:: Indice degli argomenti
18 Generato con: http://docutils.sourceforge.net/rst.html
20 Configurazione sistema
21 =========================
23 ---------------------------
25 Impostazioni di base per la configurazione del sistema operativo e della rete nel laboratorio 208 facente parte della rete piffa.net .
27 Qui riportati per comodita' degli studenti (e del docente che non sara' **mai piu'** costretto a ripeterli continuamente! ). Gli altri lettori potranno tenerli presenti per cercare di comprendere gli esempi nel testo. Ad esempio: quando leggerete ``10.10.208.254:3128`` saprete che si tratta del nostro *proxy http*, stara' quindi a voi sostituire i dati con gli *ip* della vostra rete.
32 Parametri della rete attualmente in uso:
34 ============= ================
36 ------------------------------
39 broadcast 10.10.208.255
46 proxy http 10.10.208.254:3128
47 ============= ================
49 Sul portatile di Andrea, corrispondente all'ip 254, gira un DHCP, proxy http e mirror di Debian ( http://debian.piffa.net). Se Andrea non e' in aula (o ancora peggio non c'e' il suo portatile Net) gli studenti dovranno darsi un indirizzo ip manualmente e disabilitare il proxy (che pero' e trasparente, quindi fate pure come se non ci fosse ;) . Questo in attesa che si sappia se sara' nuovamente utilizzabile il vecchio server Bender.
54 Segue un esempio del file di configurazione della scheda di rete con configurazione statica:
56 /etc/network/interfaces::
58 # /etc/network/interfaces -- configuration file for ifup(8), ifdown(8)
60 # The loopback interface
61 iface lo inet loopback
63 # La prima scheda di rete (se si chiama eth0)
64 # (network, broadcast and gateway sono optional)
65 iface etho inet static
67 # iface etho inet dhcp
71 broadcast 10.10.208.255
74 # Quali interfaccie devono partire automaticamente:
77 Controllare il nome della propia scheda di rete: a volte *udev* rinomina la prima scheda a ``eth1``, oppure potreste avere piu' di una scheda di rete (anche un'interfaccia *firewire* puo' essere automaticamente abilitata come scheda di rete).
79 Se si usano *schede di rete virtuali* ( eth0:1 , eth0:1 , ...) ricordarsi che queste dipendono dalla scheda fisica a cui sono associate: abbattere con ``ifconfig down eth0`` la scheda principale fara' cadere anche queste. Tornando ad attivare la schda principale con ``ifconfig eth0 up`` la virtuale tornera' attiva: nel caso voleste disabilitarla dovrete quindi sempre abbattere manualmente la scheda virtuale *prima* della scheda reale.
84 Il completamento automatico della shell (che si attiva premendo il tasto tab una o due volte mentre si sta scrivendo un termine) permette di comporre automaticamente i nomi dei comandi e i percorsi dei file, sopratutto la composizione automatica dei percorsi dei file e' di grande importanza.
86 Bash_completion permette di integrare il completamento automatico con i nomi dei pacchetti e oggetti dei comandi: ad es. volendo digitare ``apt-get inst[TAB] xtigh[TAB]`` ora verra' completatato automaticamente sia la parola ``install`` che il nome del pacchetto ``xtightvncviewer``.
88 Abilitare /etc/bash_completion nel file ``/etc/bash.bashrc`` oppure includerlo nel proprio ``~/.bashrc`` (che sarebbe il file *nascosto*, quindi con un punto all'inizio del nome del file, di configurazione della shell bash per ogni utente, presente nella propria *home directory*)::
90 echo ". /etc/bash_completion" >> ~/.bashrc
92 Esempio di ~/.bahsrc ::
94 # ~/.bashrc: executed by bash(1) for non-login shells.
99 # Decommentare le seguenti righr per abilitare la colorazione dei
101 export LS_OPTIONS='--color=auto'
103 alias ls='ls $LS_OPTIONS'
104 alias ll='ls $LS_OPTIONS -l'
105 alias l='ls $LS_OPTIONS -lA'
107 # Some more alias to avoid making mistakes:
112 # questo abilita bash completion
113 . /etc/bash_completion
115 Il file ``/etc/bash_completion`` deve essere presente nel sistema, in caso contrario installare il pacchetto: ``bash-completion``. Generalmente l'utente ``root`` ha un file ``.bashrc`` preimpostato analogo a quello citato sopra, a differenza dei normali utenti di sistema.
119 * `An introduction to bash completion <http://www.debian-administration.org/articles/316>`_
120 * `Working more productively with bash 2.x/3.x <http://www.caliban.org/bash/>`_
125 Vim e' l'editor di testo preferito dai sistemisti, quindi sara' conveniente impostare fin da subito alcune impostazioni per renderlo piu' comodo.
127 Assicurarsi che sia installata nel sistema la versione completa dell'editor ``vim`` nstallando il pacchetto vimi::
129 # apt-get install vim
131 e modificare il file di configurazione generale ``/etc/vim/vimrc`` ::
133 " All system-wide defaults are set in $VIMRUNTIME/debian.vim (usually just
134 " /usr/share/vim/vimcurrent/debian.vim) and sourced by the call to :runtime
135 " you can find below. If you wish to change any of those settings, you should
136 " do it in this file (/etc/vim/vimrc), since debian.vim will be overwritten
137 " everytime an upgrade of the vim packages is performed. It is recommended to
138 " make changes after sourcing debian.vim since it alters the value of the
139 " 'compatible' option.
141 " This line should not be removed as it ensures that various options are
142 " properly set to work with the Vim-related packages available in Debian.
145 " Uncomment the next line to make Vim more Vi-compatible
146 " NOTE: debian.vim sets 'nocompatible'. Setting 'compatible' changes numerous
147 " options, so any other options should be set AFTER setting 'compatible'.
150 " Vim5 and later versions support syntax highlighting. Uncommenting the next
151 " line enables syntax highlighting by default.
154 " If using a dark background within the editing area and syntax highlighting
155 " turn on this option as well
158 " Uncomment the following to have Vim jump to the last position when
162 au BufReadPost * if line("'\"") > 0 && line("'\"") <= line("$")
163 \| exe "normal! g'\"" | endif
166 " Uncomment the following to have Vim load indentation rules and plugins
167 " according to the detected filetype.
169 filetype plugin indent on
172 " The following are commented out as they cause vim to behave a lot
173 " differently from regular Vi. They are highly recommended though.
174 set showcmd " Show (partial) command in status line.
175 "set showmatch " Show matching brackets.
176 set ignorecase " Do case insensitive matching
177 "set smartcase " Do smart case matching
178 "set incsearch " Incremental search
179 set autowrite " Automatically save before commands like :next and :make
180 "set hidden " Hide buffers when they are abandoned
181 "set mouse=a " Enable mouse usage (all modes) in terminals
183 " Source a global configuration file if available
184 " XXX Deprecated, please move your changes here in /etc/vim/vimrc
185 if filereadable("/etc/vim/vimrc.local")
186 source /etc/vim/vimrc.local
192 I Virtual Network Computing (o VNC) sono software di controllo remoto e servono per amministrare il proprio computer a distanza o visuallizare la sessione di lavoro di un altro computer sul proprio a scopo didattico. Installando un server VNC sulla propria macchina ed impostando una opportuna password si consente ai client VNC di ricevere una immagine dello schermo ed eventualmente di inviare input di tastiera e mouse al computer server (durante le lezioni questo non e' possibile per gli studenti, solo Andrea esegue i comandi). In pratica si può gestire il computer server da un'altra postazione, come se fosse il proprio computer fisico.
194 Scaricare il pacchetto ``xtightvncviewer`` e lo script ``guarda.sh`` in una posizione (collocazione nel *path* degli utenti, es ``echo $PATH`` per visualizzare l'attuale path ) comoda per gli utenti ( in genere ``/bin`` ), rndere eseguibile lo script.
200 wget http://debian.piffa.net/guarda.sh
204 Si noti che non e' possibile lanciare un applicativo sul server grafico di un utente da una shell in cui si sta lavorando come altro utente, anche se root. E' quindi necessario essere l'utente di sistema che si e' loggato inizialmente nella sessione grafica per poter lanciare lo script guarda.sh da una shell.
206 Controllare con ``whoami`` di essere l'utente normale (es ``utente | studente | proprio nome`` ), in caso si sia assunta una altra ``id`` si apra un altra shell o si esca da quella attuale con ``exit`` .
208 Lista dei pacchetti di base
209 -----------------------------
211 I pacchetti installati generalmente [#]_ per poter seguire le lezioni sono::
213 kde-core kdm kde-i18n-it xorg vim less xtightvncviewer
215 .. [#] ``kde-core`` e' piu' leggero del pacchetto ``kde``, esiste anche un equivalente ``gnome-core gnome`` e il log-in manager ``gdm`` per il l'ambiente grafico Gnome.
218 ---------------------
220 Vediamo i due file principali di apt:
222 * ``/etc/apt/sources.list``
224 * ``/etc/apt/apt.conf``
229 Questo file contiene i sorgenti da cui *apt* preleva i pacchetti da installare tramite *dpkg*, vengono quindi precisati i metodi (ad es. http / ftp / cdrom / file), la release che si vuole tracciare (es ``stable, testing, unstable`` oppure i corrispondenti release name es: ``Lenny, Squeeze, Sid``), i rami di interesse (es: ``main`` che e' l'archivio principale, ``non-free`` per il software non libero, ``contrib`` per i pacchetti non realizzati dai manutentori ufficiali).
231 Gli archivi sono generalmente:
233 * ``deb`` per pacchetti Debian binari
235 * ``deb-src`` per i pacchetti sorgenti (quindi da compilare, come il kernel) degli stessi pacchetti binari. In genere se non compilate spesso potete evitare di tracciare i sorgenti per risparmiare tempo e banda.
238 ``/etc/apt/sources.list`` ::
240 # esempio di accesso a un CDROM:
241 # cdrom:[Debian GNU/Linux 5.0.1 _Lenny_ - Official i386 kde-CD Binary-1 20090$
243 # Archivio principale debian via http su piffa.net,
244 # non funziona al difuori dell'aula dei corsi
245 deb http://debian.piffa.net/debian/ Lenny main
246 # deb http://debian.piffa.net/debian/ Lenny non-free contrib
248 # Mirror da kernel.org da usare a casa:
249 deb http://mirrors.eu.kernel.org/debian/ Lenny main
251 # Security dal sito principale
252 deb http://security.debian.org/ Lenny/updates main
253 deb-src http://security.debian.org/ Lenny/updates main
255 # Debian volatile per le cose soggette a cambiamenti non legati
256 # a dinamiche di sicurezza
257 deb http://volatile.debian.org/debian-volatile Lenny/volatile main
258 deb-src http://volatile.debian.org/debian-volatile Lenny/volatile main
260 # Esempio di accesso a un filesystem locale contenente i pacchetti:
261 # deb file:/mnt/mirror Sid main non-free contrib
267 Questo file contiene le opzioni di apt, come ad esempio il proxy::
269 Acquire::http::Proxy "http://10.10.208.254:3128";
271 Si tenga conto che se si imposta un proxy per apt sul proprio portatile e tornati a casa propria si vuole scaricare nuovi pacchetti si dovra' disabilitare il proxy.
277 Squid e' un proxy cache http (ma anche FTP e https) robusto e strutturato, puo' essere usato sia in reti relativamente piccole grazie alla semplicita' di configurazione che in scenari piu' complessi grazie alla possibilita' di gestirne in modo granulare le risorse partendo dalle configurazioni piu' semplici per la semplice *condivisione della navigazione* internet, la gestione degli accessi, il filtraggio dei contenuti (Squid e' una applicazione che si muove nel 4' livello del modello TCP/IP a differenza di un *ipfilter* limitato al 2') nel l bilanciamento del carico tra piu' hosts.
279 Inoltre svolge la funzione di *anonymizer*:
280 nasconde i client http alla rete internet: risulta solo il server proxy nei log dei server web frequentati dagli utenti di Squid.
282 Cosa a volte sottovalutata, squid permette la navigazione web a una rete basata su *indirizzi ip privati* (es una 192.168.0.0/24). E se la rete privata deve *solo navigare* in internet, non serve un *NAT* od altro, basta il solo Squid. Per altro non servira' neanche un servizio DNS dato che *sara' il solo squid a risolvere i nomi di dominio* per i suoi client http.
284 Squid ascolta di default sulla porta 3128, per impostare *apt* per utilizzarlo si aggiunga ad ``/etc/apt/apt.conf`` ::
286 Acquire::http::Proxy "10.10.208.254:3128";
289 Per installare Squid si usino i pacchetti::
294 Configurazione: squid.conf
295 -------------------------------
297 Segue un estratto delle direttive principali viste in aula presenti nel file di configurazione ``/etc/squid3/squid.conf`` .
302 Cache dir serve per impostare dimensione e percorso della cache creata sul supporto di storaggio. Essendo la dimensione di default della cache pari a ``~100 MB`` e' altamente consigliabili aumentare questo parametro se si vuole poter utilizzare la funzione di *cache* http del software.
304 La dimensione ovviamente dipendera' dallo spazio disponibile, dimensioni tipiche e massime degli oggetti che si vuole tenere in cache (un solo file *.iso e' circa ``700 MB``, il pacchetto *Openoffice.org* cira ``150 MB``, un pacchetto debian circa ``20 MB``), numero dei client.
306 Si presti poi attenzione alla natura dei dati che saranno salvati nella cache: sono tutti dati facilmenti sostituibili (gli originali sono *on-line*) la cui perdita non arreca danni permanenti. Questo rende la cache di Squid un possibile candidato ad un *RAID stripe* (livello 0), con vantaggi sia per le prestazioni (e la velocita' di navigazione e' uno dei motivi per cui si installa Squid) che per l'utilizzo estensivo dello spazio di storaggio. Questo fino al momento in cui per voi non sia piu' importante *garantire la disponibilita' del servizio* (se il RAID stripe dovesse rompersi gli utenti non potrebbero piu' navigare, cosa che per natura dello stripe e' maggiormente probabile rispetto ad un *mirror* o a un filesytem *normale*) con un RAID mirror o 5.
308 Altra considerazione: i dati del proxy vengono slavati sul filesytem del server dietro richiesta di utenti esterni talvolta sconosciuti. Come per i servizi di file sharing o per la posta elettronica non c'e' motivo che il filesystem su cui sono ospitati questi dati abbia i privilegi di eseguibilita' o suid (in genere si puo' anche usare *noatime* per renderlo piu' veloce, che si usi o meno il journal dipende dalle preferenze: affidabilita' oppure prestazioni):
313 # Filesystem per Squid http cache
314 /dev/md3/ /var/spool/squid/ ext3,noexec,nosuid,noatime 0 3
316 Ora possiamo impostare la cache direttamente nel file ``/etc/squid3/squid.conf``::
318 #TAG: cache_dir (riga 1628)
321 # cache_dir Type Directory-Name Fs-specific-data [options]
323 # You can specify multiple cache_dir lines to spread the
324 # cache among different disk partitions.
327 # cache_dir ufs /var/spool/squid3 100 16 256
328 cache_dir aufs /var/spool/squid3 300 24 256
332 # directory primo livello
333 # secondo livello di directory
335 Se si modifica la struttura del filesytem della cache di Squid, ad esempio variando il numero delle directory, puo' essere opportuno rigenerare la struttura della cache di squid (per lo meno se si *aumenta* il numero delle directory di primo o secondo livello). Tipicamente e' consigliabile cancellare (se si ha *ridotto* il numero delle diectory) la vecchia cache e poi generare una nuova struttura. Se si vuole *star nel sicuro* ogni volta che si modifica l'impostazione delle directory *si svuoti la vecchia cache e se ne generi una nuova* ::
337 # /etc/init.d/squid3 stop
338 # rm -r /var/spool/squid3/??
340 # /etc/init.d/squid3 start
342 TAG: maximum_object_size
343 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
345 Questa direttiva imposta la dimensione massima degli oggetti che vengono slvati sul supporto di storaggio, oggetti di dimensioni superiori saranno comunque scaricati ma non tenuti in cache.
347 TAG: maximum_object_size (1760)::
349 # TAG: maximum_object_size (1760)
350 # Objects larger than this size will NOT be saved on disk. The
351 # value is specified in kilobytes, and the default is 4MB. If
352 # you wish to get a high BYTES hit ratio, you should probably
353 # increase this (one 32 MB object hit counts for 3200 10KB
354 # hits). If you wish to increase speed more than your want to
355 # save bandwidth you should leave this low.
357 # NOTE: if using the LFUDA replacement policy you should increase
358 # this value to maximize the byte hit rate improvement of LFUDA!
359 # See replacement_policy below for a discussion of this policy.
362 # maximum_object_size 4096 KB
363 maximum_object_size 150 MB
366 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
368 *Cache_mem* imposta quanta memoria RAM venga utilizzata per la cache di Squid.
369 Questo dipendera' dalla RAM disponibile sul sistema, e da quanta di questa volete mettere a disposizione di Squid (altri servizi iimportanti girano sulla stessa macchina?).
370 Questo paramentro influisce sulle prestazioni e sul degrado dei supporti di storaggio (sopratutto se magnetici).
372 Se si stesse pensando di usare dell'hardware *embedded* a basse prestazioni / consumo per realizzare un server gateway / NAT / Squid si tenga presente che Squid e' relativamente esoso di risorse: avra' bisogno di una macchina con ``~25MB`` (MegaByte) di RAM e *~150MHZ di CPU ARM* per servire decorosamente una decina di client http su una rete ethernet 10/100. In questo caso non fate scendere ``cache_mem`` sotto i ``2/4 MB`` pena un accesso continuo al supporto di storaggio.
374 Se invece si disponesse di una macchina dedicata a Squid con gigabytes di RAM non si esiti a dedicarne buona parte a *cache_mem*.
376 TAG: cache_mem (1566)::
378 # 'cache_mem' specifies the ideal amount of memory to be used
380 # * In-Transit objects
382 # * Negative-Cached objects
388 TAG: minimum_object_size
389 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
391 Questo parametro imposta la dimensione minima degli oggetti salvati nella cache. Settato a ``0`` o a valori molto piccoli puo' influire negativamente sulla deframmentazione del filesytem e consumare un numero elevato di *inode* (cosa non piu' importante con ext4 o altri filesytem).
393 TAG: minimum_object_size::
395 # TAG: minimum_object_size (bytes)
396 # Objects smaller than this size will NOT be saved on disk. The
397 # value is specified in kilobytes, and the default is 0 KB, which
398 # means there is no minimum.
401 # minimum_object_size 0 KB
402 minimum_object_size 0 KB
404 Negoziazione degli accesi al servizio
405 ---------------------------------------
407 Squid e' uno di quei servizi soggetto a problemi di tipo *open relay* , si deve quindi limitare la rete che puo' accedere al servizio.
410 Un servizio a cui possono accedere tutti indiscriminatamente.
411 La cosa puo' andare bene per servizi come i server web, che aspirano per loro natura
412 al maggior numero possibile di utenti, ma non a servizi come i proxy http oppure
413 ai server di posta elettronica (che permetterebbero l'invio di SPAM).
415 Generalmente non volete che il vostro proxy http venga usato da persone sconosciute le quali sostanzialmente *navigherebbero sotto l'identita' del vostro proxy* (probabilmente per visionare materiali che non vorrebbero fossero ricondotti direttamente a loro, per motivi che sta a voi prendere in considerazione) consumando traffico e banda della vostra connessione a internet. Tenere Squid in modalita' *Open relay* e' al giorno d'oggi un buon modo per essere inseriti in una *black list*.
417 Per poter limitare gli accessi a Squid dal punto di vista dell'applicazione (quarto livello TCP/IP) si identifichera' inizialmente l'entita' *rete locale* (es: ``localnet``) con una ACL di tipo *src* (indirizi IP sorgenti) indicando la *classe / range di ip* della nostra rete.
419 Dopodiche l'accesso (``http_access``) si concedera' (*allow*) a questa entita' (es: ``localnet``) negando chiunque altro.
421 Per maggiori dettagli sulla sintassi utilizzabile per esprimere i range di ip:
422 http://www.visolve.com/squid/squid24s1/access_controls.php
426 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
427 Si proceda a creare una ``ACL`` di tipo ``src`` per identificare la lostra rete locale, poi si abiliti l'accesso a questa con la direttiva ``http_access``. Tutto quanto non e' espressamente autorizzato viene poi negato da un ``http_access deny all`` finale.
432 # Defining an Access List
434 # Every access list definition must begin with an aclname and acltype,
435 # followed by either type-specific arguments or a quoted filename that
436 # they are read from.
438 # ***** ACL TYPES AVAILABLE *****
440 # acl aclname src ip-address/netmask ... # clients IP address
443 # Example rule allowing access from your local networks.
444 # Adapt to list your (internal) IP networks from where browsing
446 #acl localnet src 10.0.0.0/8 # RFC1918 possible internal network
447 #acl localnet src 172.16.0.0/12 # RFC1918 possible internal network
448 #acl localnet src 192.168.0.0/16 # RFC1918 possible internal network
450 acl localnet src 10.10.208.0/24
454 # Allowing or Denying access based on defined access lists
456 # Access to the HTTP port:
457 # http_access allow|deny [!]aclname ...
459 # NOTE on default values:
461 # If there are no "access" lines present, the default is to deny
465 # INSERT YOUR OWN RULE(S) HERE TO ALLOW ACCESS FROM YOUR CLIENTS
467 # Example rule allowing access from your local networks.
468 # Adapt localnet in the ACL section to list your (internal) IP networks
469 # from where browsing should be allowed
470 #http_access allow localnet
471 http_access allow localnet
476 Configurato squid e' fondamentale testarne il corretto funzionamento per assicurarsi di non aver creato un *open-relay*. Per fare dei test significativi serve utilizzare degli host remoti: ci si connetta via ssh a questi per poi utilizzare ``wget`` da riga di comando.
482 Nel file ``.wgetrc`` (si noti il punto iniziale: e' un file nascosto) si puo' impostare il proxy per wget. Si utililizzi l'indirizzo ip del server che si vuole testare, e si seguano i log ``/var/log/squid3/access.log`` sul server.
484 Da notare che la prova va' fatta su una macchina della rete che si vuole testare, non da *localhost*. Per altro se si utilizzasse *direttamente* ``localhost`` non si testerebbe la *ACL* predisposta, dato che si si rientrerebbe nella ACL (pre-configurata di default) ``localhost``.
487 http_proxy=10.10.208.178:3128
489 Si proceda a scaricare dal client scelto con un wget::
491 wget http://www.google.it
494 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
496 Si puo' controllare il corretto funzionamento del server seguendo i log di accesso a Squid::
498 # tail -f /var/log/squid3/access.log
500 In oltre e' possibile configurare diversi *analizzatori di log* come ``Webalizer`` per studiare i log di Squid.
506 Apache HTTP Server, o piu' comunemente Apache, e' il nome dato alla piattaforma server Web modulare piu' diffusa (ma anche al gruppo di lavoro open source che ha creato, sviluppato e aggiornato il software server), in grado di operare da sistemi operativi UNIX-Linux e Microsoft.
508 Un server web e' un processo, e per estensione il computer su cui e' in esecuzione, che si occupa di fornire, su richiesta del browser, una pagina web (spesso scritta in HTML). Le informazioni inviate dal server web viaggiano in rete trasportate dal protocollo HTTP. L'insieme di server web dà vita al World Wide Web, uno dei servizi piu' utilizzati di Internet.
510 Pacchetti da installare::
511 ----------------------------
515 Con la release 2.0 di Apache viene automaticamente resa disponibile anche la versione SSL (Secure Socket Layer, cpnnessioni criptate ) del web server.
518 Configurazione di Apache
519 ----------------------------
521 I file di configurazione di apache si trovano nella cartella: ``/etc/apache2`` e sono strutturati come descritto nel file
522 ``/usr/share/doc/apache2/README.Debian.gz`` . Sostanzialmente lo schema e' il seguente:
525 File di configurazione principale del servizio.
527 httpd.conf e' il vecchio file di configurazione di Apache1, presente per motivi di retrocompatibilita' e' generalemente vuoto.
530 In questo file vengono specificate le porte sulle quali resta in ascolto il server web. Si noti che utilizzando dei virtual hosts generalmente viene specificata per questi la porta su cui ascoltare nel file di configurazione del virtual host, ad es: ``<VirtualHost *:80>``
533 In questa cartella vengono raccolti i file di configurazione dei virtual host disponibili.
536 In questa cartella sono contenuti dei link simbolici ai files in ../sites-available : se il link e' presente in questa cartella il virtual host e' abilitato.
539 Stesso metodo per i moduli: in questa cartella ci sono i moduli veri e propri che verranno poi abilitati grazie all'esistenza di link simbolici nella cartella mods-enabled .
542 Moduli abilitati, effettivamente caricati.
547 File di configurazione del servizio Apache, contiene le impostazioni generiche (ad esempio utilizzo della RAM e risorse di sistema) dell'intero servizio. Nella configurazione di default per Debian non viene definito un vero e proprio sito di default ma solo dei virtual hosts.
549 Guardiamo alcune direttive interessanti:
552 Numero di secondi da aspettare prima di chiudere la connessione con il client. Questo parametro serve a liberare le risorse di sistema nel caso che un client, magar a causa di una connessione particolarmente lenta o instabili, tenga attivo indefinitivamente un processo di apache.
555 L'estensione keep-alive (http 1.0) congiuntamente alle connessioni persistenti (http 1.1) permettono al server di rispondere a piu' richieste dei client mediante la stessa connessione. Il protocoll http per sua natura e' senza stato (*statelessi* ), quindi ogni risorsa richiesta (per pagine web si pensi ad esempio alle immagini) dal client necessita di una connessione autonoma. Keep-alive permette di ottimizzare la connessione anche fino al 50% a seconda delle situazioni e contenuti.
557 Server-Pool Size Regulation
558 Questi parametri (StartServers, MinSpareServers, ecc. Tutti spiegati nel manuale di apache) servono per attribuire le risorse di sistema disponibili al server Apache. Tenere questi parametri bassi serve a limitare il rischio di Denial of Service per il server, nel caso offra altri servizi. I settagi di default sono come sempre abbastanza conservativi, se si conta di usare il proprio Apache per servire un sito web con molti visitatori sara' necessario aumentare sensibilmente le impostazioni di base.
561 Il nome del file che viene onorato per modificare le impostazioni per una singola directory, legato alla direttiva AllowOverride .
564 ---------------------
566 Pacchetti da installare: ``php5 php-pear``
571 Creare nella cartella ``/var/www`` (o altra cartella visibile) un file con estensione \*.php (es ``/var/ww/info.php`` contenete codice php eseguibile dall'interprete, ad es::
575 Questa funzione di php generera' la tipica pagina con le impostazioni attuali per PHP. Richiamando la pagina (es: ``http://localhost/info.php`` ) verra generata dall'interprete PHP la pagina HTML e resa disponibile tramite Apache ai utclient HTTP, a prova del correto funzionamento del modulo di PHP e della sua integrazione con il serv web Apache. In caso contrario se il client http proporra di scaricare la pagina invece che visualizzarla nel browser: non funziona l'interprete di php o sono mal configurati i MIME-type. prima di tutto assicurarsi di aver fatoo ripartire Apache.
577 Installazione del supporto per Mysql
578 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
580 Installare i pacchetti::
582 php5-mysql phpmyadmin
584 Controllare tramite la pagina php.info che sia abilitato il supporto per Mysql (ripartito Apache, ricaricare la pagina e cercare con CTRL+f ``mysql``).
587 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
589 L'interfaccia web Phpmyadmin non richede necessariamente la presenza di un database Mysql locale, puo' infatti essere utilizzata per gestire databases remoti (il suo file di configurazione: ``/etc/phpmyadmin/config.inc.php`` ). Nel caso si voglia installare localmente Mysql si utilizzi il pacchetto ``mysql-server`` .
591 Phpmyadmin dovrebbe essere disponibile all'URL: ``http://localhost/phpmyadmin/``, se cosi non fosse controllare che sia incluso il file ``/etc/phpmyadmin/apache.conf`` in ``/etc/apache2/conf.d/`` .
593 Installazione del supporto per Postgresql
594 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
596 Installare i pacchetti::
598 php5-pgsql phppgadmin
600 Controllare tramite la pagina php.info che sia abilitato il supporto per PostgreSQL (ripartito Apache, ricaricare la pagina e cercare con CTRL+f ``pgsql``).
604 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
606 L'interfaccia web Phppgadmin per il database server PostgreSQL non richede necessariamente la presenza di un database locale, puo' infatti essere utilizzata per gestire databases remoti (il suo file di configurazione: ``/etc/phppgadmin/config.inc.php`` ). Nel caso si voglia installare localmente Mysql si utilizzi il pacchetto ``postgresql`` .
608 Phpmyadmin dovrebbe essere disponibile all'URL: ``http://localhost/phppgadmin/``, se cosi non fosse controllare che sia incluso il file ``/etc/phppgadmin/apache.conf`` in ``/etc/apache2/conf.d/`` .
613 * http://www.apacheweek.com/features/vhost
615 * http://www.onlamp.com/pub/a/apache/2004/01/08/apacheckbk.html
617 I virtual host permettono di avere piu' siti internet disponibili tramite lo stesso server web, eventualmente mappati su un solo indirizzo ip. Sono generalemente di due tipi:
619 * Basati su *indirizzi ip*.
620 Se si ha la possibilita' di avere piu' indirizzi ip dedicati per i diversi siti che si vuole servire. ES: ``<VirtualHost 192.168.0.2:80>`` . Soluzione dispendiosa, si tende ad usarla solo se servono certificati di sicurezza (SSL ) dedicati per ogni sito.
622 * Basati su *nomi di dominio* che puntano allo stesso ip.
623 Soluzione piu' economica e diffusa che si basa sulle funzionalita' di http 1.1 .
625 Prenderemo in esame la gestione di virtual hosts basati su nomi di dominio.
630 Prima di tutto per poter impostare i virtual hosts dovete avere un server DNS che risolva i vostri nomi di dominio sull'indirizzo ip del server. Questo si puo' ottenere in vari modi, ad es:
633 Impostare i campi A nelle proprie zone gestite dal server dns Bind. Ad es: ``papo A 212.22.136.248``
635 *Servizio DNS dinamico on line*.
636 Utilizzare un servizio come ad es: https://www.dyndns.com/ per mappare nomi di dominio sul proprio indirizzo ip, comodo ad esempio se si dispone di un indirzzo ip pubblico (anche se dinamico) per la propria connessione ad internet.
638 *Dnsmasq* (DNS server)
639 Utilizzabile a livello locale per fare dei test, utilizzando direttive come: ``address=/davide.piffa.net/10.10.208.178``
642 Per prove *strettamente a livello locale* potete impostare i nomi dei vostri virtual server nel file /etc/hosts .
648 ; <<>> DiG 9.5.1-P1 <<>> 177.piffa.net
649 ;; global options: printcmd
651 ;; ->>HEADER<<- opcode: QUERY, status: NOERROR, id: 38036
652 ;; flags: qr aa rd ra; QUERY: 1, ANSWER: 1, AUTHORITY: 0, ADDITIONAL: 0
658 177.piffa.net. 0 IN A 10.10.208.177
660 ;; Query time: 12 msec
661 ;; SERVER: 10.10.208.254#53(10.10.208.254)
662 ;; WHEN: Wed May 6 12:27:08 2009
665 La parte interessante e' ``177.piffa.net. 0 IN A 10.10.208.177`` . Il nome di dominio 177.piffa.net viene risolto sull'ip 10.10.208.177 , nel nostro Apache (che risponde all'ip 10.10.208.177 ) dovra' essere disponibile un virtual host che corrisponde al nome ``177.piffa.net`` .
670 Esempio di Virtual host::
673 ServerName 177.piffa.net
674 DocumentRoot /var/www/177.piffa.net/
675 ServerAdmin webmaster@177.piffa.net
678 1. ``<VirtualHost \*:80 >`` La prima riga indica l'inizio della stanza relativa al nostro virtual host, che ascolotera' su qualunque indirizzo ip (nel caso il server abbia piu' indirizzi dai quali e' raggiungibile) sulla porta ``80``.
679 2. ``Server/name`` precisa quale sara' il nome di dominio a cui verra' associato questo sito rispetto ad altri eventualmenti presenti sullo stesso server web.
680 3. ``DocumentRoot`` : il path della directory che contiene le pagine del sito.
681 4. ``ServerAdmin``: l'indirizzo del webmaster, in modo da poterlo contattare in caso di problemi col sito.
682 5. ``</VirtualHost>``: *tag* di chiusura della stanza di definizione del virtual host.
684 Quelle che abbiamo appena visto sono le direttive essenziali per definire un sito virtuale, potrebbe essere utile aggiungene altre:
686 * ``ErrorLog /var/log/apache2/177.piffa.net/error.log``
687 Log degli errori separato dai restanti siti web ospitati dal server.
690 Livello di importanza degli eventi loggati= warning *attenzione* .
692 * ``CustomLog /var/log/apache2/177.piffa.net/access.log combined``
693 Log di accesso separati dagli altri siti, utile anche qua per statistiche di accesso per il solo sito virtuale.
696 Potrebbe essere utile modificare le impostazioni di una intera directory, ad esempio per abilitare l'``AuthConfig``::
698 <Directory "/var/www/miosito.net/privata">
699 AllowOverride AuthConfig
700 Options ExecCGI Indexes MultiViews FollowSymLinks
705 ``AllowOverride AuthConfig`` ora vale per l'intera directory, come le altre opzioni.
708 ---------------------
710 Tipicamente quando si installa un server web il proprio desiderio e' di dare accesso ai materiali disponibili al maggior numero di visitatori possibile. Talvolta pero' puo essere utile o necessario limitare gli accessi, ad esempio per escludere un *bot* indesiderato che scansiona ininterottamente le nostre pagine o per creare una *Area Riservata* i cui materiali non devono essere disponibile a tutti.
713 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
715 La forma piu' semplice di restrizine degli accessi e' su base degli indirizzi IP dei client: tipicamente i siti web sono settati per dare accesso a chiunque::
719 <Directory "/var/www/177.piffa.net">
725 Potremmo negare l'accesso a uno o piu' indirizzi IP in questo modo::
728 <Directory "/var/www/177.piffa.net">
731 Deny from 192.168.0.1
735 Ora l'IP 192.168.0.1 non potra' piu' accedere ai materiali dell'intero sito virtuale, oppure potremmo lavorare su una sola directory::
737 <Directory "/var/www/miosito.net/limitata">
739 Allow from 192.168.0.0./24
743 In questo modo solo la classe IP ``192.168.0.0/24`` potra' accedere alla directory ``/limitata``
744 Si tenga pero' conto che e' relativamente facile per un malintenzionato cambiare il propio indirizzo ip, oppure collegarsi da un altra zona. Meno facile e' accedere ad una classe privata trovandosi all'esterno di questa, ma e' comunque possibile mandare delle richieste ``GET`` per cercare di mandare in Denial Of Service il webserver.
748 ---------------------
750 A volte conviene negoziare gli accessi ad un area di un sito tramite autenticazione basata sull'accopiata *nome utente / password*. Questo puo' venire utile per creare una area download *intranet*, alla quale possano accedere solo gli utenti previsti a prescindere dagli indirizzi IP dei loro client. Per quanto esistano soluzioni piu' granulari e sofisticate per ottenere questo, *mod-auth* puo'essere sufficente. E mod auth non richiede l'installazione di software aggiuntivi.
753 link: http://www.apacheweek.com/features/userauth
756 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
758 Decidere quale sara' il *path* della cartella da sottoporre ad autentizazione:(e creiamo la cartella):
760 ``mkdir /var/www/177.piffa.net/privata``
762 Creazione del database delle passwords
763 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
765 Un modo semplice per gestire una database di *user-id / passwords* e' utilizzare l'utility ``htpasswd`` di Apache. Questa crea un file in cui un *crypt* delle password viene associato agli utenti.
767 Si dovra' decidere dove tenere questo file, la cosa importante e' che non sia visibile nel sito web: non deve essere scaricabile dai visitatori. Deve essere cioe' all'esterno della *DocumentRoot*: un buon posto potrebbe essere la /home dell'utente.
769 Creiamo (con il *flag* ``-c``) il file ``/home/utente/passwords`` con l'utente ``luca``::
771 htpasswd -c /home/utente/passwords luca
773 ``htpasswd`` ci chedera' la password da associare all'utente ``luca``. Per sucessive modifiche della password o aggiunta di nuovi utenti non sara' necessario usare il flag ``-c``.
775 Configurazione di Apache
776 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
778 Ora possiamo passare alla configurazione vera e propria di Apache, ma con una novita': andremo a inserire la voce in un ``.htaccess`` invece che modificare il file di impostazione del virtual-host.
780 Questo per motivi pratici: solo l'utente *root* puo' modificare l'impostazione del virtual host nel file ``/etc/apache2/sites-enabled/177.piffa.net``, ma spesso il motivo per cui creiamo i virtual hosts e' ospitare i siti di altri utenti, che possono solo pubblicare (generalmente tramite *FTP*) i loro documenti nella loro *DocumentRoot*, senza poter quindi modificare in alcun modo la configurazione del virtual host.
782 Dando agli utenti la possibilita' di modificare (*AllowOverride*) autonomamente alcuni parametri (in questo caso solo l'*AuthConfig*) relativi al funzionamenteo del loro spazio web ci togliera' l'incombenza di dover intervenire suii vari virtual host.
784 Abilitiamo l'AllowOverride nel file di configurazione del virtual host per la sola directory ``privata``::
787 ServerName 177.piffa.net
788 DocumentRoot /var/www/177.piffa.net/
789 ServerAdmin webmaster@177.piffa.net
790 <Directory "/var/www/177.piffa.net/privata">
791 AllowOverride AuthConfig
795 Per rendere il cambiamento effettivo sara' necessario fare un restart / reload di Apache.
797 Ora sara' possibile, anche per l'utente di sistema, creare un fie ``.htaccess`` che sara' onorato da Apache.
799 /var/www/177.piffa.net/privata/.htaccess ::
801 # Questo file viene incluso
802 # nella configurazione del sito web
803 # Messaggio visualizzato al prompt per l'autenticazione
804 AuthName "Area privata soggetta ad autentizazione"
805 # tipo di autenticazione da usarsi
807 # File generato precedentemente con htpasswd
808 AuthUserFile /home/utente/passwords
810 # Negoziazione degli accessi
811 # valid users permette l'accesso agli utenti specificati
812 # nel file generato da htpasswd
815 Si noti che non e' necessario fare ripartire Apache per onorare i cambiamenti (un utente non avrebbe la possibilita' di farlo!).
823 * Proxy: nei settaggi del browser specificare di non utilizzare un server proxy http per il sito web locale (o per gli altri che si stanno monitorando). Se si ha il controllo del proxy server: stopparlo, ricaricare la pagina (operazione che fallira'), far ripartire il proxy, ricaricare la pagina.
825 * Provare con un altro browser, o cercare di svuotare la cache chiudere/riaprire l'applicativo. Provare a fermare Apache, ricaricare la pagina (operazione che fallira'), far ripartire Apache, ricaricare la pagina.
830 Domain Name System (spesso indicato con DNS) e' un servizio utilizzato per la risoluzione di nomi di host in indirizzi IP e viceversa. Il servizio e' realizzato tramite un sistema **gerarchico** (quindi una struttura ad albero, simile ai *file sytems*) **distribuito** (ogni server DNS facente parte del sistema puo' tenre solo una parte delle informazioni, ad esempio per la sua sola *zona*), costituito dai server DNS.
832 I DNS sono un servizio *core* (fondamentale) per la rete internet come per qualunque rete locale. Ad esempio durante la navigazione web un client vorrebbe vedere l'*URL* ``http://ww.piffa.net/``, quindi per potersi connettere via *http* al server web deve prima ottenere l'indirizzo ip del *server http* corrispondente a *www.piffa.net*.
833 Se il DNS gli fornisce un IP sbagliato l'utente non potra' raggiungere il servizio: di fatto e' come se il serve http fosse spento.
835 Stessa cosa vale per gli altri servizi, come la posta elettronica, ssh, ecc. : *prima si deve effettuare una query DNS*.
837 Potrebbe verificarsi uno scenario simile a questo: i vostri server per i siti web funzionano correttamente come i siti ospitati, stessa cosa per i vostri server di posta, IMAP e POP3, e tutto il resto. Ma se poi un errore nella configurazione del DNS non rende raggiungibile l'intero *sito*: per l'utente finale e' come se tutto non funzionasse.
839 Infatti quando si parla di un intervento della Polizia Postale per l'*oscuramento* di un sito generalmente dal punto di vista pratico questo si traduce nella rimozione o mistificazione del record DNS relativo a quel dominio (la *PP* ha facolta' di chiedere un simile intervento ai principali provider internet che forniscono connettivita' agli utenti italiani, oltre che poter agire direttamente sul NIC italiano per i domini della TLD *.it*)
841 L'operazione di convertire un nome in un indirizzo e' detta risoluzione DNS, convertire un indirizzo IP in nome e' detto risoluzione inversa.
843 Un *Registar* e' un operatore che ha la facolta' (accreditamento da parte dell ICANN) di registrare i domini di secondo livello per gli utenti finali, dietro compenso di una modica cifra (~10 euro) che vale come contributo su base annuale per il mantenimento dell'infrastruttura.
846 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
848 Per la risoluzione inversa sono invece i provider di connettivita' a gestire i DNS: se volete impostare il *PTR* associato al vostro indirizzo IP dovete contattare il vostro provider (tipo *telecom* per una connessione ADSL) e *non il Registar del vostro dominio*.
850 Ad esempio all'IP ``212.22.136.248`` era associato un PTR ``bender.piffa.net``, corrispondente al record ``212`` facente parte della zona ``136.22.212.in-addr.arpa`` gestito dal provider Tiscali/Nextra propietario della classe C ``212.22.136``. Se avete un solo IP conviene lasciare al fornitore la gestire il PTR, ma se avete a diposizione un'itera classe potete chiedere sempre al fornitore che vi *deleghi* la gestione della zona tramite i vostri DNS.
852 Alcuni servizi, ad esempio la spedizione della posta elettronica, non funzionano se non viene impostata correttamente *anche* l'associzione inversa tra indirizzo IP e PTR (che corrisponderebbe in questo caso al nome con cui si presenta il server SMTP).
857 Un nome a dominio e' costituito da una serie di stringhe separate da punti, ad esempio bender.piffa.net. I nomi di dominio si leggono da destra verso sinistra: *TLD* o dominio di primo livello ``net``, secondo livello ``piffa``, terzo livello ``bender``. Il dominio di primo livello (o TLD, Top Level Domain), per esempio .net o .it sono limitati e decisi direttamente dall'ente assegnatario ICANN ( Internet Corporation for Assigned Names and Numbers).
859 L'utente finale potra' chiedere l'assegnazione (pagando un contributo al Register preferito per il mantenimento delle spese dell'infrastruttura) di un dominio di *secondo* livello (es ``piffa``) di una delle varie TLD disponibili (noi italiani diciamo *tildi*), sempre che non sia gia' stato assegnato a qualcun altro.
861 Ottenuto il secondo livello sara' l'utente a gestirlo: potra' instanziare domini di terzo livello (es ``bender``) e anche oltre (es www.andrea.bender.piffa.net). Tali records saranno mantenuti dall'utente, sotto la sua responsbilita': se il propio server DNS non fosse raggiungibile o risultasse malconfigurato gli utenti non potrebbero risolvere / raggiungere i siti di loro interesse.
863 Tipicamente si ha almeno un server DNS secondario per garantire la sussitenza del servizio in caso di guasto del DNS principale. I secondari *replicano* i dati presenti nei DNS principali.
866 -----------------------
868 Ad un nome DNS possono corrispondere diversi tipi di informazioni. Per questo motivo, esistono diversi tipi di record DNS. Ogni voce del database DNS deve essere caratterizzata da un tipo. I principali tipi sono:
870 * Record A - Indica la corrispondenza tra un nome ed uno (o piu') indirizzi IP (per la precisione indirizzi IPv4, ovvero la versione attualmente in uso).
871 * Record MX - (Mail eXchange) indica a quali server debba essere inviata la posta elettronica per un certo dominio.
872 * Record CNAME - Sono usati per creare un alias, ovvero per fare in modo che lo stesso calcolatore sia noto con piu' nomi. Uno degli utilizzi di questo tipo di record consiste nell'attribuire ad un host che offre piu' servizi un nome per ciascun servizio. In questo modo, i servizi possono poi essere spostati su altri host senza dover riconfigurare i client, ma modificando solo il DNS.
873 * Record PTR - Il DNS viene utilizzato anche per realizzare la risoluzione inversa, ovvero per far corrispondere ad un indirizzo IP il corrispondente nome a dominio. Per questo si usano i record di tipo "PTR" (e una apposita zona dello spazio dei nomi in-addr.arpa).
874 * Record AAAA - Restituisce un indirizzo IPv6.
875 * Record SRV - Identificano il server per un determinato servizio all'interno di un dominio. Possono essere considerati una generalizzazione dei record MX.
876 * Record TXT - Associano campi di testo arbitrari ad un dominio. Questi campi possono contenere una descrizione informativa oppure essere utilizzati per realizzare servizi.
878 Vi sono anche tipi di record "di servizio", necessari al funzionamento del database distribuito:
879 * Record NS - Utilizzato per indicare quali siano i server DNS autoritativi per un certo dominio, ovvero per delegarne la gestione.
880 * Record SOA - (Start of Authority) usato per la gestione delle zone DNS.
885 I computer vengono identificati in rete grazie agli indirizzi *IP*, questi pero' non sono comodi per gli utenti come riferimento per i vari server. Ad esempio sarebbe scomodoriferirsi al motore di ricerca Goggle con uno dei suoi IP: ``74.125.43.104``, e' preferibile usare il nome di dominio *www.google.com*::
887 ping -c 1 www.google.com
888 PING www.l.google.com (74.125.43.104) 56(84) bytes of data.
890 Risoluzione dei nomi di dominio
891 ----------------------------------
893 Ci sono vari strumenti per interrogare i server DNS e ottenere l'indirizzo IP associato al nome di dominio che ci interessa::
896 www.piffa.net is an alias for piffa.net.
897 piffa.net has address 65.98.21.97
898 piffa.net mail is handled by 10 65.98.21.97
901 $ nslookup www.piffa.net
903 Address: 192.168.0.10#53
905 Non-authoritative answer:
906 www.piffa.net canonical name = piffa.net.
913 ; <<>> DiG 9.6.0-P1 <<>> www.piffa.net
914 ;; global options: +cmd
916 ;; ->>HEADER<<- opcode: QUERY, status: NOERROR, id: 47751
917 ;; flags: qr rd ra; QUERY: 1, ANSWER: 2, AUTHORITY: 4, ADDITIONAL: 4
923 www.piffa.net. 3489 IN CNAME piffa.net.
924 piffa.net. 3489 IN A 65.98.21.97
926 ;; AUTHORITY SECTION:
927 piffa.net. 86289 IN NS ns2.mydomain.com.
928 piffa.net. 86289 IN NS ns1.mydomain.com.
929 piffa.net. 86289 IN NS ns4.mydomain.com.
930 piffa.net. 86289 IN NS ns3.mydomain.com.
932 ;; ADDITIONAL SECTION:
933 ns1.mydomain.com. 96208 IN A 64.94.117.193
934 ns2.mydomain.com. 96208 IN A 64.94.31.67
935 ns3.mydomain.com. 96208 IN A 66.150.161.137
936 ns4.mydomain.com. 96208 IN A 63.251.83.74
938 ;; Query time: 1 msec
939 ;; SERVER: 192.168.0.10#53(192.168.0.10)
940 ;; WHEN: Sun May 10 21:23:11 2009
941 ;; MSG SIZE rcvd: 209
943 Lo strumento piu' esaustivo e' ``dig``, installabile con il pacchetto ``dnsutils`` .
948 Vediamo alcune opzioni utili nell'utilizzo di ``dig`` per l'inerrogazione dei DNS Server::
953 ; <<>> DiG 9.6.0-P1 <<>> www.google.it
954 ;; global options: +cmd
956 ;; ->>HEADER<<- opcode: QUERY, status: NOERROR, id: 18816
957 ;; flags: qr rd ra; QUERY: 1, ANSWER: 6, AUTHORITY: 7, ADDITIONAL: 0
963 www.google.it. 250683 IN CNAME www.google.com.
964 www.google.com. 334819 IN CNAME www.l.google.com.
965 www.l.google.com. 186 IN A 74.125.43.103
966 www.l.google.com. 186 IN A 74.125.43.104
967 www.l.google.com. 186 IN A 74.125.43.147
968 www.l.google.com. 186 IN A 74.125.43.99
970 ;; AUTHORITY SECTION:
971 l.google.com. 80856 IN NS f.l.google.com.
972 l.google.com. 80856 IN NS d.l.google.com.
973 l.google.com. 80856 IN NS b.l.google.com.
974 l.google.com. 80856 IN NS c.l.google.com.
975 l.google.com. 80856 IN NS a.l.google.com.
976 l.google.com. 80856 IN NS e.l.google.com.
977 l.google.com. 80856 IN NS g.l.google.com.
979 ;; Query time: 1 msec
980 ;; SERVER: 192.168.0.10#53(192.168.0.10)
981 ;; WHEN: Sun May 10 21:34:47 2009
982 ;; MSG SIZE rcvd: 255
985 (semza opzioni o oggetti) Fornisce l'elenco dei *root servers* utilizzati. I root server sono i server che mantengono le informazioni sui domini di primo livello (TLD) e sono quindi il punto di partenza per scorrere nella directory dei DNS per recuperare le informazioni (tipicamente un campo ``A`` per un indirizzo IP) che ci servono per raggiungere un certo servizio.
992 . 192032 IN NS C.ROOT-SERVERS.NET.
993 . 192032 IN NS E.ROOT-SERVERS.NET.
994 . 192032 IN NS B.ROOT-SERVERS.NET.
995 . 192032 IN NS L.ROOT-SERVERS.NET.
996 . 192032 IN NS A.ROOT-SERVERS.NET.
997 . 192032 IN NS F.ROOT-SERVERS.NET.
998 . 192032 IN NS H.ROOT-SERVERS.NET.
999 . 192032 IN NS G.ROOT-SERVERS.NET.
1000 . 192032 IN NS K.ROOT-SERVERS.NET.
1001 . 192032 IN NS M.ROOT-SERVERS.NET.
1002 . 192032 IN NS I.ROOT-SERVERS.NET.
1003 . 192032 IN NS J.ROOT-SERVERS.NET.
1004 . 192032 IN NS D.ROOT-SERVERS.NET.
1009 Permette di fare una query ad un server dns particolare.
1010 Es: ``dig @151.99.25.1 www.google.it``
1012 dig MX www.google.it
1013 Chiede un campo in particolare, in questo caso il campo MX
1015 dig ANY www.google.it
1016 Chiede tutti i campi, non solo i campi *a*
1018 dig -x 74.125.43.104
1019 Effettua una richiesta inversa: dall'ip al PTR associato.
1024 Il file ``/etc/resolv.conf`` contiene le impostazioni sul dns usato dal sistema, in genere anche altre applicazioni che devono effettuare query DNS leggono resolv.conf per conoscere l'ubicazione del DNS.
1028 - ``nameserver``: indica il nameserver da utilizzare, indicato con l'indirizzo ip.
1030 - ``domain``: indica il nome di dominio della rete attuale, vedi voce sucessiva.
1032 - ``search``: nome di dominio usato dalla rete sul quale cercare gli hosts. Ad esempio se impostato su ``piffa.net`` pingando l'host ``bender`` viene automaticamente fatto un tentativo di ricerca per ``bender.piffa.net``.
1035 Si veda anche la pagina man di resolv.conf.
1037 Attenzione: se si usa un client DHCP o simile questo file potra' essere riscritto automaticamente in base a quanto ottenuto dal DHCP. Si veda la documentazione del pacchtto ``resolvconf``.
1043 Tabella statica per l'associazione tra IP e nomi di dominio::
1047 127.0.0.1 localhost.localdomain localhost
1048 10.10.208.162 daniela daniela.piffa.net
1049 10.10.208.254 mirror mirror.piffa.net
1050 91.191.138.15 thepiratebay.org
1051 192.168.0.11 chrome chrome.mydomain.com
1053 Il contenuto e' un associazione tra un *IP* e stringhe di testo (anche piu' di una es: ``mirror`` e ``mirror.piffa.net``), un record per riga.
1055 Il problema e' la gestione di questo file: quando gli host cambiano IP si devono aggiornare i records, e c'e' poi il problema di distribuire questo file tra i vari hosts della propia LAN. Un metodo semplice per distribuire questo file e' utilizzare ``Dnsmasq``: questo infatti legge e onora il file ``hosts`` locale e lo *distribuisce* ai clients.
1057 Modificare (riconducendola a un ip interno, cosi' annullandola) la risoluzione di un nome di dominio e' un modo drastico e funzionale per *annullarlo* rendendolo indisponibile alla propia rete locale, ad esempio aggiungere al file ``/etc/hosts``::
1059 127.0.0.1 www.facebook.com
1061 Impedira' agli utenti della LAN di raggiungere *facebook*, ora reindirizzato a i``localhost``.
1067 Ogni computer ha un *propio nome* visualizzabile (e modificabile) con il comando ``hostname``.
1069 Per modificare in modo permanente il nome del computer si modifichi il contenuto del file ``/etc/hostname``.
1071 Tipicamente si vuole mantenere una correlazione tra il nome dell'host, o meglio la stringa con cui il server si qualifica all'esterno, e il *PTR* dell'ip. Nel caso di *servizi virtuali* ci sara' un *nome server* principale associato al *PTR* condiviso.
1072 Non e' automatico che un servizio, ad esempio un server di posta, si qualifichi leggendo il contenuto di questo file e magari aggiungendo come suffisso il dominio di cui fa parte l'host: a volte questo parametro puo' essere specificato nel file di configurazione del servizio::
1074 * Squid: ``visible_hostname``
1076 * Postfix: ``myhostname``
1082 Dnsmasq puo' svolgere le funzioni di un DNS cache / forwarder e un server DHCP caratterizzato dalla facilita' di configurazione, dalla leggerezza e dalla possibilita' di modificare rapidamente i record DNS serviti alla rete. Puo' essere anche utilizzato come `server per il boot da rete <http://www.debian-administration.org/articles/478>_` .
1084 Dnsmasq e' un interessante alternativa all'uso del server DNS Bind in modalita' cache-only (non autoritativo) accompagnato dal server DHCPD. I vantaggi sono:
1086 - Leggerezza: puo' essere fatto girare su una macchina relativamente debole in caso di bisogno.
1087 - Rapidita' di configurazione (in particolare per servire dei record A / MX alla rete, modificando al volo i valori originali ospitati sul server DNS Publico).
1088 - Ben integrato con connssioni PPP (utile se dovete rendere disponibile rapidamente una connessione a internet a una rete in difficolta').
1090 Tutto cio' rende Dnsmasq una soluzione valida in particolare quando si deve intervenire in una rete pre-esistente in cui il server principale e' in crisi: si potra' utilizzare Dnsmasq anche su una macchina piu' debole e *mascherare* i servizi al momento non disponibili.
1091 Molto utile per scopi didattici, sopratutto per testare server SMTP impostando al volo i campi MX per nomi di dominio fittizi.
1097 Vediamo alcune direttive di basi del file di configurazione ``/etc/dnsmasq.conf`` utili per la configurazione sia del DNS cache che per il DHCP server:
1101 Non inoltrare query ai server DNS esterni per nomi semplici (es andrea, portatile, pippo) che verranno risolti solo in locale o causeranno direttamente una risposta *not found* .
1105 Simile alla voce precedente ma per i reverse look-up.
1109 Nome di dominio della rete da passare ai client.
1113 Aggiunge il ``nome host`` ( ``/etc/hostname``) dei client al nome di dominio per qualificarli in rete, senza bisogno di dover comporre a un elenco statico di record nel file ``/etc/hosts`` o nello stesso file di configurazione di dnsmasq. Es: se un vostro client si chiama ``chrome`` e il vostro dominio ``piffa.net`` dnsmasq rendera' disponibile il campo *A* per il dominio ``chrome.piffa.net`` diretto all'ip che verra' assegnato al client.
1119 Per attivare il demone DHCP di dnsmaq basta aggiungere al file di configurazione il *range* degli ip che si vuole assegnare ai client con il *lease time* (tempo di rilascio: quanto a lungo saranno validi gli ip assegnati) espresso in ore.
1121 Si faccia *attenzione*: in una rete puo' esseere presente **un solo server DHCP**, o per meglio dire qualunque server DHCP ascolta sul broadcast ``255.255.255.255`` e potrebbe rispondere a un pacchetto di richesta DHCP. Quindi non fate partire inavvertitamente un server DHCP in una rete gia' servita e **non vi azzardate ad andare in giro con un portatile con un server DHCP attivo** nelle reti altrui. Questo vale anche per i laboratori di informatica dei corsi di reti: non fate partire il vostro server DHCP se siete collegati alla rete interna!
1123 /etc/dnsmasq.conf (riga 118)::
1125 dhcp-range=192.168.0.20,192.168.0.50,24h
1130 Aggiungere al file ``/etc/resolv.conif`` il nameserver localhost in cima alla lista dei *nameserver* disponibili. Dnsmasq usera' la propia cache e in caso non abbia disponibile il *record DNS* richiesto fara' partire una query al primo DNS::
1132 nameserver 127.0.0.1
1135 Questo pero' potrebbe essere problematico se un altro servizio, ad esempio il DHCP client, riscrive il contenuto del file ``/etc/resolv.conf``. Per superare il problema si aggiunga (riga 20) al file di configurazione ``/etc/dhcp3/dhclient.conf`` ::
1137 prepend domain-name-servers 127.0.0.1;
1139 Oppure potrebbe essere il nostro *PPP client* (per la connessione ADSL) a intervenire sul file ``//etc/resolv.conf``, si modifichi quindi ``/etc/ppp/peers/dsl-provider`` commentando ``usepeerdns``. Se la vostra connessione ad internet e' ADSL raramente dovreste aver bisogno di cambiare i DNS una volta impostati (a meno che non usiate un portatile!).
1145 Dnsmasq puo' lavorare anche come DHCP server per la vostra LAN.
1150 Samba e' un progetto libero che fornisce servizi di condivisione di file e stampanti a client SMB/CIFS.
1152 Samba e' liberamente disponibile, al contrario di altre implementazioni SMB/CIFS, e permette di ottenere interoperabilita' tra Linux, Unix, Mac OS X e Windows.
1154 Samba e' un software che puo girare su piattaforme che non siano Microsoft Windows, per esempio, UNIX, Linux, IBM System 390, OpenVMS e altri sistemi operativi. Samba utilizza il protocollo TCP/IP utilizzando i servizi offerti sul server ospite. Quando correttamente configurato, permette di interagire con client o server Microsoft Windows come se fosse un file e print server Microsoft agendo da Primary Domain Controller (PDC) o come Backup Domain Controller, puo' inoltre prendere parte ad un dominio Active Directory.
1159 Pacchetti da installare per utilizzare Samba in modalita' client [#]_ ::
1163 Pacchetti da installare per utilizzare Samba in modalita' server::
1165 samba smbfs smbclient
1167 .. [#] Anche se nato per i sistemi Windows, Samba puo' essere usato anche per montare cartelle sotto GNU/Linux come alternativa a NFS. Per la condivisione di stampanti sarebbe invece opportuno intervenire direttamente su ``CUPS``.
1169 Durante la prima installazione viene chiesto il nome del gruppo di appartenenza, il default per Windows e' ``WORKGROUP``. In aula usiamo invece ``208`` .
1171 Per riconfigurare Samba si usi il comando::
1173 dpkg-reconfigure samba-common
1175 Passwords e autenticazione
1176 ---------------------------
1178 Per poter configurare Samba in modo che usi un sistema di negoziazione degli accessi alle cartelle condivise basato su accoppiate *nome utente / password* bisogna distinguere tra 3 livelli di password (e generalmente volete usare *sempre la stessa password* per ognuno di questi) e delle differenze tra le modalita' di *autenticazione* (e quindi anche di criptaggio delle passwords) usate da sistemi GNU/Linux e Windows:
1180 1 Sistema \*Unix ( GNU/Linux )
1181 E' la password dell'*utente di sistema* che viene usata sul sistema operativo su cui gira il software Samba. E' importante tenere conto anche delle *user-id* e *group-id* degli utenti che dovranno fisicamente scrivere sui file system. Se un utente non puo' scrivere in una certa posizione del file system (ad esempio nella cartella ``/mnt/condivisione`` che sara' stata necessariamente creata inizialmente dall'utente ``root``) per mancanza dei privilegi di scrittura allora neanche Samba potra' farlo nel momento in mette a disposizione la risorsa all'utente. Se si montano file-system dedicati per le condivisioni controllare i permessi e propieta' dei *punti di mount**.
1182 Queste passwords sono salvate nel solito file /etc/shadow (richiamato da /etc/passwd).
1184 2 Password per l'applicativo Samba
1185 Samba deve essere compatibile con Windows e quindi utilizzare un sistema di criptazione delle password diverso da /etc/shadow . Le password per Samba possono essere gestite ad esempio col comando ``smbpasswd`` e vengono generalmente salvate all'interno di ``/var/lib/samba/passdb.tdb`` .
1187 3 Password per Windows.
1188 Gli utenti Windows effettuano il log-in alla partenza della sessione di Windows. Se si avra' l'accortezza di usare sempre la *stessa password* data precedentemente anche a Windows (o viceversa impostare la password per GNU/Linux / Samba uguale a quella di Windows) l'utente potra' accedere automaticamente alle condivisioni a lui disponibili.
1194 Creiamo per primo l'utente sotto GNU/Linux, facendo attenzione a *non dargli una shell di sistema*. Gli utenti Windows che accedono al server solo per le condivisioni non hanno bisogno di poter eseguire comandi sul server!
1196 Creazione di un utente denominato sambo::
1198 adduser --shell /bin/false sambo
1200 Nel file ``/etc/passwd`` avremo qualcosa come::
1202 sambo:x:1001:1001:Sambo utente Samba,,,:/home/sambo:/bin/false
1205 Aggiunta dell'utente al database delle password per Samba e generazione della sua password::
1209 Se successivamente si vorra' modificare la password di un utente gia' esistente si usi::
1214 La password sotto Windows verra' modificata sul sistema Windows.
1216 Creare la condivisione
1217 ------------------------
1219 La condivisione altro non e' che una cartella sul server che viene resa disponibile ai client negoziando l'accesso in base a una autenticazione basata su *user-name / password*. E' per altro possibile permettere l'accesso a una risorsa a chiunque indiscriminatamente (a tutti i ``guest``) ma la cosa e' sconsigliabile dal punto di vista della sicurezza. Si decida se la cartella condivisa debba risiedere nella *home* di un utente (nel caso quest'ultimo ne sia l'unico fruitore) o in una cartella in /mnt/ (nel caso piu' utenti accedano a questa). Nel secondo caso si potranno gestire gli accessi sotto GNU/Linux tramite i gruppi.
1221 Creazione della risorsa sambo_share nella home dell'utente sambo::
1223 # mkdir /home/sambo/sambo_share
1224 # chown sambo:sambo /home/sambo/sambo_share/
1226 Sicurezza: permessi di esecuzione sul server
1227 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
1229 Bisognerebbe notare sul server i permessi di esecuzione del file-system che ospita la cartella da condividere. Se i file che saranno contenuti nella condivisione saranno da usarsi sotto Windows non c'e' motivo che questi siano eseguibili sotto GNU/Linux.
1230 Si potrebbe avere quindi, ipotizzando una condivisione in ``/mnt/share`` che risieda su di un file system dedicato:
1234 /dev/hda10 /mnt/share ext3 rw, **nosuid,noexec** 0 3
1236 Si noti anche l'uso di *nosuid* per evitare la possibilita' di eseguire programmi con credenziali diverse.
1238 Configurazione dell'applicativo Samba vero e proprio.
1239 ------------------------------------------------------
1241 Avendo preparato gli utenti (ancora una volta: non si dia una shell completa a un utente che serve solo per Samba o la posta elettronica) e la cartella sul file system si puo' procedere a configurare la condivisione su Samba.
1244 /etc/samba/smb.conf riga ~235 , Share Definitions (in vim si usi 235gg )::
1247 # Percorso della cartella condivisa
1248 path = /home/sambo/sambo_share
1249 # Se gli utenti possono scrivere / modificare file
1251 # Negoziazione degli accessi su base utenti / passwords
1254 # #######################################
1255 # Altri parametri opzionali di interesse
1256 # Se posso vedere la condivisione da esplora risorse
1257 # anche se non ho i privilegi per accedervi.
1259 # Commento indicativo della risorsa
1260 comment = Condivisione per Sambo
1262 Dopo aver salvato il file si puo' fare un primo controllo tramite l'utility ``testparm`` , che controlla la sintassi del file di configurazione di Samba. Se questo non rileva problemi si puo' procedere a un ``# /etc/init.d/samba restart`` .
1266 --------------------
1268 Come testare il servizio
1272 smbclient -U sambo -L localhost
1274 Questo comando permette di esplorare la risorsa qualificandosi come utente, in questo modo potete testare il corretto funzionamento dell'autenticazione. Si provi inizialmente a sbagliare la password deliberatamente, poi a inserirla correttamente: dovrebbero essere visibili le risorse disponibili al solo utente sambo: la suo /home e la cartella samba_share::
1276 Sharename Type Comment
1277 --------- ---- -------
1278 sambo_share Disk Condivisione per Sambo
1279 print$ Disk Printer Drivers
1280 IPC$ IPC IPC Service (base server)
1281 sambo Disk Home Directories
1283 In particolare l'ultima voce relativa alla home directory dell'utente dovrebbe essere visibile solo agli utenti autenticati.
1285 In alternativa e' possibile montare realmente la condivisone anche su GNU/Linux tramite un client per samba e testarne il corretto funzionamento::
1287 mount -t smbfs //localhost/sambo_share /mnt/sambo_mount/ --verbose -o user=sambo
1289 Server di posta: Postfix
1290 ============================
1292 Il server di posta che prenderemo in considerazione e' Postfix, a seguire un estratto di un file do configurazione *semplie* con l'abilizazione delle *Maildir* nelle ``/home`` degli utenti per la consegna della posta:
1294 ``/etc/postfix/main.cf``::
1296 # ...segue dalla riga ~30
1297 myhostname = 162.piffa.net
1298 alias_maps = hash:/etc/aliases
1299 alias_database = hash:/etc/aliases
1300 myorigin = 162.piffa.net
1301 mydestination = 162.piffa.net, localhost
1302 # Se non avete un ip pubblico e statico, con un adeguato record PTR
1303 # dovrete usare un realy host per l'invio della posta
1304 relayhost = smtp.piffa.net
1305 mynetworks = 127.0.0.0/8 [::ffff:127.0.0.0]/104 [::1]/128
1307 # Per effettuare lo storaggio della posta nelle home directory degli utenti
1308 # in una Maildir invece che la Mailbox in /var/mail/utente
1309 # si disabiliti procmail
1310 #mailbox_command = procmail -a "$EXTENSION"
1312 # Storaggio della posta nella _cartella_ Maildir/ (si noti lo slash)
1313 # nella home dell'utente:
1314 home_mailbox = Maildir/
1315 mailbox_size_limit = 0
1316 recipient_delimiter = +
1317 inet_interfaces = all
1323 Postfix e' un server SMTP, di conseguenza se volete che i vostri utenti possano *scaricare* in locale la posta generalemtne volete mettere a loro disposizione un server *POP3* o ancora meglio *IMAP*. Oppure entrambi.
1325 Pacchetti da installare
1326 courier-imap courier-pop
1328 i noti che IMAP necessita delle Maildir, non funziona con le Mailbox in ``/var/mail/`` .
1334 Per mettere a disposizione degli utenti un client web per gestire la propia posta si installi il pacchetto: ``squirrelmail`` . Ci sono tanti altri client web disponibili: questo e' particolarmente semplice. Naturalemte dovrete aver installato: ``php5 apache2`` .
1336 L'interfaccia dovrebbe essere disponibile all'url: ``http://localhost/squirrelmail`` . Se cosi' non fosse assicuratevi che Apache abbia incluso il file di configurazione di squirrelmail::
1338 cd /etc/apache2/conf.d/
1339 ln -s /etc/squirrelmail/apache.conf ./
1346 In Informatica, nell'ambito delle reti di computer, un firewall (termine inglese dal significato originario di parete refrattaria, muro tagliafuoco, muro ignifugo; in italiano anche parafuoco o parafiamma) e' un componente passivo di difesa perimetrale che può anche svolgere funzioni di collegamento tra due o piu' tronconi di rete. Usualmente la rete viene divisa in due sottoreti: una, detta esterna, comprende l'intera Internet mentre l'altra interna, detta LAN (Local Area Network), comprende una sezione piu' o meno grande di un insieme di computer locali. In alcuni casi e' possibile che si crei l'esigenza di creare una terza sottorete detta DMZ (o zona demilitarizzata) atta a contenere quei sistemi che devono essere isolati dalla rete interna ma devono comunque essere protetti dal firewall.
1348 Una prima definizione chiusa di firewall è la seguente:
1350 Apparato di rete hardware o software che filtra tutti i pacchetti entranti ed uscenti, da e verso una rete o un computer, applicando regole che contribuiscono alla sicurezza della stessa.
1352 In realtà un firewall può essere realizzato con un normale computer (con almeno due schede di rete e software apposito), può essere una funzione inclusa in un router o può essere un apparato specializzato. Esistono inoltre i cosiddetti "firewall personali", che sono programmi installati sui normali calcolatori, che filtrano solamente i pacchetti che entrano ed escono da quel calcolatore; in tal caso viene utilizzata una sola scheda di rete.
1354 La funzionalità principale in sostanza è quella di creare un filtro sulle connessioni entranti ed uscenti, in questo modo il dispositivo innalza il livello di sicurezza della rete e permette sia agli utenti interni che a quelli esterni di operare nel massimo della sicurezza. Il firewall agisce sui pacchetti in transito da e per la zona interna potendo eseguire su di essi operazioni di:
1359 Questo grazie alla sua capacità di "aprire" il pacchetto IP per leggere le informazioni presenti sul suo header, e in alcuni casi anche di effettuare verifiche sul contenuto del pacchetto.
1364 * http://openskill.info/topic.php?ID=124
1365 * http://iptables-tutorial.frozentux.net/iptables-tutorial.html
1370 Link: http://iptables-tutorial.frozentux.net/iptables-tutorial.html#IPFILTERING
1372 Natura di un firewall ip: su cosa lavora (livello 2 e un po' del 3) e su cosa *non* lavora (livello 4).
1373 Netfilter lavora anche su parti del livello 3 (TCP, UDP, etc) e del livello 1 (MAC source address). Iptables comunque permette di fare il *connection-tracking*, mediante il quale possiamo implementare il Network Address Translation.
1375 Netfilter non ricostruisce il flusso di dati tra pacchetti, non puo' quindi rilevare la presenza di virus o simili che si trasmettono su pacchetti separati: ricomporre, analizzare e tornare a scomporre i frammenti rtichiederebbe troppa RAM e risorse di sistema, con il conseguente rischio di saturare il firewall fino all'abbandono dei nuovi pacchetti in transito.
1376 Ci sono altri software piu' adatti a questi compiti, ad esempio un proxy HTTP come Squid che e' appunto una applicazione di quarto livello, progettata e strutturata per analizzare e modificare i flussi di dati (il *contenuto* dei pacchetti, non le sole *inestazioni*) facendo abbondate uso delle risorse RAM e di calcolo del sistema. Non a caso su macchine embedded dalle prestazioni molto ridotte (CPU ARM ~250Mhz con ~30MB di RAM) Squid sfrutta al massimo le risorse di sistema per gestire il traffico di una rete 10/100, mentre il lavoro tipico svolto da netfilter e' quasi irrilevante.
1378 Progettazione di un firewall
1379 -----------------------------
1381 Per implementare un firewall bisogna decidere un aio di cose: la collocazione e l'approccio (inclusivo o esclusivo) al filtraggio, il tipo di hardware.
1386 DMZ e MZ, internet, intranet, extranet. Frammentazione della rete, decidere se diversi reparti di una azienda si possano vedere tra loro e in che misura.
1391 2. tra router e servers / LAN
1392 3. Unico server / router / firewall e connessi rischi. considerare l'acquisto di un router hardware dedicato.
1395 Implementare piu' device / software sui diversi livelli: http://iptables-tutorial.frozentux.net/iptables-tutorial.html#HOWTOPLANANIPFILTER
1401 Drop o Accept: conseguenze per sicurezza, facilita' di gestione.
1407 Sostanzialmente potremmo distinquere due tipologie di hardware:
1409 Network appliance dedicata::
1410 Un dispositivo hardware dedicato alla funzione di Firewall, ad es un Cisco / Fortigate.
1411 Si noti che molti firewall economici altro non sono che Linux box molto striminzite.
1413 Server / Personal computer:
1414 Un server sul quale viene fatto girare Netfilter ad uso del server stesso e della rete connessa.
1416 Vantaggi e svantaggi: consumo elettrico, efficenza, flessibilita', strumenti di gestione, sicurezza, OpenBSD.
1418 Percorso dei pacchetti tra tabelle e catene
1419 -------------------------------------------
1421 link: http://iptables-tutorial.frozentux.net/iptables-tutorial.html#TRAVERSINGOFTABLES
1427 Tabelle, catene, regole
1428 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
1430 Iptables lavora su 3 tabelle (tables) di default:
1432 * filter - Regola il firewalling: quali pacchetti accettare, quali bloccare
1434 * nat - Regola le attività di natting
1436 * mangle - Interviene sulla alterazione dei pacchetti.
1438 Ogni tabella ha delle catene (chains) predefinite (INPUT, OUTPUT, FORWARD ... ) a cui possono essere aggiunte catene custom.
1439 Ogni catena è composta da un elenco di regole (rules) che identificano pacchetti di rete secono criteri diversi (es: -p tcp --dport 80 -d 10.0.0.45)
1440 Ogni regola termina con una indicazione (target) su cosa fare dei pacchetti identificati dalla regola stessa (es: -j ACCEPT, -j DROP ...)
1445 I Match di una regola (rule) servono a testare un pacchetto per valutare se corrisponda a certe caratteriscttiche. I match di possono servire a controllare se un pacchetto e' destinato a una porta particolare o utilizza un protocollo particolare.
1450 Protocollo IP. Secondo IP number o nome (es: tcp, udp, gre, ah...)
1452 -s [!] address[/mask]
1453 Indirizzo IP sorgente (o network con maschera di sottorete)
1455 -d [!] address[/mask]
1456 Indirizzo IP destinazione (o network)
1459 Interfaccia di rete di entrata ([+] wildcard)
1462 Interfaccia di rete di uscita ([+] wildcard)
1465 Frammento di pacchetto
1470 Se un pacchetto soddisfa le condizioni del Match *salta* (jump) su uno dei target possibili, in caso contrario continua il suo percorso tra regole catene e tabelle.
1475 Il pachetto matchato viene accettato e procede verso la sua destinazione. Si usa per definire il traffico permesso.
1478 Il pacchetto viene rifiutato e scartato, senza alcuna notifica al mittente. Si usa, in alternativa a REJECT, per bloccare traffico.
1481 Il pacchetto viene rifiutato. Al mittente viene mandato un pacchetto (configurabile) di notifica tipo ICMP port-unreachable (--reject-with icmp-port-unreachable)
1484 Il pacchetto viene loggato via syslog e procede l'attraversamento della catena. Opzioni: (--log-level, --log-prefix, --log-tcp-sequence, --log-tcp-options, --log-ip-options)
1487 Viene modificato l'IP di destinazione del pacchetto. Target disponibile solo in nat / PREROUTING e nat / OUTPUT. L'opzione --to-destination IP:porta definisce il nuovo IP di destinazione. Si usa tipicamente su network firewall che nattano server di una DMZ
1490 Viene modificato l'IP sorgente. Solo in nat / POSTROUTING. Prevede l'opzione --to-source IP:porta. Si usa per permettere l'accesso a Internet da una rete locale con IP privati.
1493 Simile a SNAT, si applica quando i pacchetti escono da interfacce con IP dinamico (dialup, adsl, dhcp...). Si usa solo in nat / POSTROUTING e prevede l'opzione --to-ports porte.
1496 Redirige il pacchetto ad una porta locale. Usabile solo in nat / PREROUTING e nat / OUTPUT è previsto per fare un transparent proxy (con proxy server in esecuzione sulla macchina con iptables)
1499 Interrompe l'attraversamento della catena. Se questa è una secondaria, il pacchetto torna ad attraversare la catena madre da punto in cui aveva fatto il salto nella secondaria. Se il RETURN è in una delle catene di default, il pacchetto interrompe l'attraversamento e segue la policy di default.
1502 Usabile solo nella tabella mangle, permette di cambiare il TOS (Type Of Service) di un pacchetto con l'opzione --set-tos. Per un elenco dei parametri disponibili: iptables -j TOS -h
1505 Curioso e sperimentale, questo target invia un pacchetto speculare al mittente. In pratica è come se facesse da specchio per tutti i pacchetti ricevuti. Da usare con cautela, per evitare attacchi DOS indiretti.
1511 E' quella implicita e predefinita (-t filter)
1512 Riguarda le attività di filtraggio del traffico.
1513 Ha 3 catene di default:
1514 INPUT - Riguarda tutti i pacchetti destinati al sistema. In entrata da ogni interfaccia.
1515 OUTPUT - Riguarda i pacchetti che sono originati dal sistema e destinati ad uscire.
1516 FORWARD - Riguarda i pacchetti che attraversano il sistema, con IP sorgente e destinazione esterni.
1518 Esempio per permettere accesso alla porta 80 locale:
1519 iptables -t filter -I INPUT -p tcp --dport 80 -j ACCEPT
1520 Analoga a: iptables -I INPUT -p tcp --dport 80 -j ACCEPT
1522 Esempio per permettere ad un pacchetto con IP sorgente 10.0.0.4 di raggiungere il server 192.168.0.1 attraversando il firewall:
1523 iptables -I FORWARD -s 10.0.0.4 -d 192.168.0.1 -j ACCEPT
1525 Flush automatico per macchine remote
1526 ---------------------------------------
1528 Se state provando una configurazione del firewall per una macchina remota e' buona norma per evitare brutte figure attivare uno script che faccia il *flush* delle regole dopo qualche minuto. Potreste infatti inavvertitamente impostare una regola che vi impedisca di raggiungere la macchina remota, cosi' da non poter neanche eliminare quella regola e ripristinare la situazioe precedente.
1530 *Veramnete*, prima di lavorare sul firewall di una macchina remota inpostate almeno un ``at now +5 min`` o con un'oretta di margine per fare il *flush* delle regole (su tutte le tabelle)::
1533 at> /sbin/iptables -F
1538 Gestione regole (rules)
1539 --------------------------
1541 Il comando iptables viene usato per ogni attività di gestione e configurazione.
1545 iptables -A CATENA ...
1546 Aggiunge una regola alla fine della catena indicata
1548 iptables -I CATENA [#] ...
1549 Inserisce alla riga # (default 1) una regola nella catena indicata
1552 Crea una nuova catena custom
1554 iptables -P CATENA TARGET
1555 Imposta il target di default per la catena indicata
1557 Rimozione regole e azzeramenti:
1559 iptables -F [catena]
1560 Ripulisce tutte le catene (o quella indicata)
1562 iptables -X [catena]
1563 Ripulisce tutte le catene custom (o quella indicata)
1565 iptables -Z [catena]
1566 Azzera i contatori sulle catene
1568 iptables -D catena #
1569 Cancella la regola numero # dalla catena indicata
1574 Elenca le regole esistenti
1577 Elenca, senza risolvere gli host, in modo verboso le regole esistenti
1583 ----------------------
1585 Il comando ``iptables`` serve per interagire con il framework ``Netfilter`` ch gestisce il firewall di Linux al livello del kernel. Questo comporta, in modo analogo a quando avvene col comando ``ifconfig``, che i cambiameti impostati siano in *tempo reale, RAM*, non persistenti nel sistema: al boot sucessivo del sistema tutto tornera' alle impostazioni di base (in questo caso *nulle*, con policy di default settate su ``ACCEPT`` per tutto).
1587 Le varie invocazioni di iptables potrebbero essere richiamate da degli scripts dedicati, ma fortunatamente e' stata predisposta una apposita utility per gestire questi scripts in modo da avere a disposizione un *formato standard* per il salvataggio e il ripristino delle regole del firewall.
1589 Altro problema: decidere quando attivare / disattivare queste regole. Utilizzare i *runlevels* non e' una soluzione adeguata: le regole del firewall sono legate all'attivita' delle schede di rete (e un host con diverse schede di rete puo' attivarle a secondo delle esigenze di routing, partenza di servizi es file_sharing per un back-up...): il sistema operativo Debian permette di legare l'esecuzione di comandi alla attivazione di una device di rete (``up``), dopo la sua attivazione (``post-up``, utile per devices che richiedono un certo tempo per inizializzarsi: come un tunnel o una connessione punto a punto), prima della sua attivazione (``pre-up``). Allo stesso modo sono disponibili eventi analoghi per accompagnare la disattivazione dei device di rete: si veda la pagina man di ``interfaces``.
1591 Nel nostro caso avremo per una possibile scheda ``eth0``:
1593 ``/etc/network/interfaces`` ::
1595 iface eth1 inet static
1596 up /sbin/iptables-restore /root/firewall/basic_fw
1597 # Seguno i soliti parametri della scheda di rete
1598 address 10.10.208.21
1604 Per salvare le regole di iptables attualmente presenti nel kernel si usi il comando::
1606 # iptables-save >> /root/firewall/basic_fw
1608 Il contenuto del file dovrebbe essere *comprensibile*: sostanzialmente sono regole di iptables, senza il comando iptables ripetuto, suddivisi per le varie tabelle. Potete comunque correggere eventuali parametri con un edito di testo.
1611 Se non avete un'idea migliore potreste voler tenere gli script dei firewall in una cartella ``~/firewall`` nella home directory dell'utente ``root``.
1614 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
1616 Per ripristinare un set di regole prcedentemente salvate con ``iptables-save`` si utilizzi ``iptables-restore``. Se questo deve essere fatto in modalita' *non interattiva*, ad esempio deve essere eseguito dal demone che si occupa di inizializzare le schede di rete, oppure un *cron* o altro, e' buona norma richiamare i percorsi completi sia dei comandi che dei file::
1618 /sbin/iptables-restore /root/firewall/basic_fw
1624 Seguono alcuni esempi sull'uso di iptables, lo scenario e' un computer con un paio di schede di rete fisiche una delle quali collegata alla rete internet l'altra a una rete privata per la LAN interna.
1626 1. ``eth0`` scheda di rete principale sulla rete privata interna 192.168.0.0/24
1628 2. ``eth1`` scheda di rete secondaria per la connessione ad internet
1630 3. ``ppp0`` punto-a-punto per una connessione ad internet
1632 Bloccare i ping dall'esterno
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1635 Spesso gli script che attaccano *automaticamente* le varie reti provano a fare un ping per verificare quali IP sono on-line: bloccare il traffico ``ICMP`` in ingresso puo' aiutare ad evitare parte di questi attacchi::
1637 iptables -A INPUT -i ppp0 -p ICMP -j DROP
1640 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
1642 Per attivare la network address translation (in questo caso un SNAT) per la rete locale privata sull'indirizzo ip del *modem*::
1643 iptables -A POSTROUTING -s 192.168.0.0/255.255.255.0 -o ppp0 -j MASQUERADE
1645 Il *Masquerading* a differenza dello *SNAT* puro (``-j SNAT --to-source propio_ip_pubblico ) legge l'indirizzo ip del device ``ppp0``. In questo modo se l'IP cambia automaticamente si aggiorna anche il source natting. Se avete un indirizzo IP statico assegnato al vostro gateway potete invece usare lo SNAT semplice.
1651 Per limitare attacchi di tipo brute force su SSH::
1652 iptables -A INPUT -i ppp0 -p tcp -m tcp --dport 22 -m state --state NEW -m recent --update --seconds 3000 --hitcount 4 --name DEFAULT --rsource -j DROP
1654 iptables -A INPUT -i ppp0 -p tcp -m tcp --dport 22 -m state --state NEW -m recent --set --name DEFAULT --rsource
1661 * controllare apache
1664 sintassi: in ``monospace`` :